Quante volte abbiamo discusso, il vecchio Pierino ed io, tirando per la coda una volpe e l’immagine di un ramo spezzato dallo stivale del cacciatore. I suoi fucili a fuoco nella fotografia scattata dal tempo, le pallottole sopra l’armadio e le credenze che mostrano zampe di cinghiale trasformate in portapenne, memorie di palchi di cervo e grida di ungulati.
Quante volte gli ho detto “preferisco i lupi” e lui a fare fumo dagli occhi in un misto di piemontese arcaico e sangue a ribollire nei vasi (non) comunicanti.
Ottanta e due anni di passi nei boschi a conoscere ogni centimetro, le colline dei conigli selvatici, le tane i meandri i cunicoli, il lento mutare il colore delle foglie il silenzio che fa rumore. Pierino il cacciatore, Pierino a raccogliere patate rape insalata, a fare il pisolino vicino alla stufa. “Per ogni bestia da te assassinata”, gli ho detto un giorno, ma lui non ha capito, “io faccio un voto alla morte, e sai quanti tra voi si sparano reciprocamente.”
Lo zio ed io ci guardiamo negli occhi, io volpe conosco le sue trappole. Persino nel sugo di funghi è riuscito a infilarci un coniglio, quello rosso che ieri scorrazzava nell’aia, e io lo scopro troppo tardi. “Non ho mai”, confessa, “mai comprato carne al supermercato.” Ci stufiamo studiandoci a suon di battute sardoniche. “Preferisco”, ribatto, “quando mi parli di Masche. Quando mi narri di Pinin che l’ha morso la vipera e non è stato più lo stesso, da allora.”
Pierino ha preso una cagnetta, è piccolina. Correva tra i cani più grandi nel cortile di una cascina e lui se ne è innamorato. Conosce i suoi sguardi, il minimo battito di ciglia, lo scopro negli angoli ad accarezzare quella testolina bambina, a sussurrare parole d’affetto inatteso. “La porti a caccia con te?” Rido beffarda, sottolineo scissioni, faccio la furba. “Neanche per sogno”, risponde.
Pierino ed io concordiamo soltanto nel centro dell’uovo. Quell’uovo creato dal nulla nel ventre di una gallina che con il galletto e le altre sorelle zampetta serena nel prato, per poi ritirarsi di sera nel tuorlo del prossimo giorno.
{Pierino ha 82 anni ed è lo zio di mio marito. Ormai la battaglia tra noi si è strutturata in narrazioni. Lui dice: “Se non mangi la carne cosa faccio? La prossima volta ti do l’erba del prato?”. Naturalmente, finché morte non ci separi. Con affetto.}
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